lunedì 12 marzo 2012

Contributo della studentessa Esther Bondì al tema: "Il presente non è un gioco!"

Il presente non è un gioco
Ci ritroviamo chiusi, costretti nei nostri piccoli angoli sicuri delle nostre case, specchio del nostro animo, ad angosciarci pensando a cosa verrà a disturbare la nostra buia pigrizia, quando potremmo decidere, da un momento all'altro, di dare una svolta alla nostra vita, aprire una finestra ed illuminare lo spirito con quei colori che animano il mondo oggi, schivando una volta per tutte le futilità che ci incatenano all'ombra.
Eppure ci rattristiamo sentendo di quelle persone per le quali la vita non può essere stare accucciati in un angolo dimenticati, persi nei propri problemi - mentre per noi sarebbe così facile Vivere - ; per loro vivere, sopravvivere, resistere è un problema.
Possiamo parlare, ad esempio, dei ragazzi delle favelas brasiliane, per i quali il quotidiano non può certo significare intorpidimento e inerzia; è per offrire una luce di speranza a questi ragazzi, in particolare quelli della favela di Cidade Ademar di San Paolo, in Brasile, che il Liceo Scientifico Statale I. Vian si occupa del progetto “Pè No Chão” da circa due anni, in collaborazione con l' ITC L. Paciolo, finanziando delle borse di studio grazie alle quali potranno frequentare corsi di formazione professionale in scuole qualificate di San Paolo.
Il nostro obiettivo è quello di allontanare dalla prostituzione, dalla droga, dal commercio di armi, almeno una parte delle ragazze e dei ragazzi brasiliani che, dopo aver frequentato la scuola dell'obbligo, si ritrovano soli in balia della routine delle favelas, senza mezzi per poter continuare gli studi, senza un'aspettativa di vita diversa.
Dopo il concerto di Natale, la lotteria, e la periodica vendita di dolci, Sabato 24 Marzo, nella Chiesa della Misericordia a Bracciano, vi sarà l'inaugurazione della mostra artistica inerente al progetto, a cui hanno partecipato gli alunni del liceo Vian con fotografie, quadri, disegni ecc, i cui devoluti delle opere andranno, come detto, a sostegno delle borse di studio.
“Il presente non è un gioco” è il tema della mostra, e mira difatti a renderci più consapevoli del significato di un Oggi per questi ragazzi, in una realtà così diversa dalla nostra, ma non per questo lontana ed isolata, che non si permettono il lusso di scherzare con il proprio presente.
Inoltre, "Pè No Chão" significa, in brasiliano, "con i piedi per terra"; non possiamo continuare a fingerci ciechi per ciò che accade nel mondo, ma dovremmo sgusciar via da quell'angolo remoto ed affacciarci alla realtà, in primis aiutando chi non ha nemmeno modo di immaginarselo un rifugio.
Il mondo non pretende nulla da ognuno di noi; dobbiamo noi pretendere un po' di più da noi stessi.



Continua...

contributo del prof. A. Bussoletti al tema: "Il turismo in Brasile è ecosostenibile?"

Il turismo in Amazzonia e nelle cascate Iguazù si può definire ecosostenibile e responsabile?

Xixau-Xiparina

Tra le mete del turismo sostenibile c’è sicuramente l’Amazzonia in brasile. Un viaggio per salvare l’Amazzonia è anche un viaggio per conoscere e sostenere le attività della comunità Xixau.
La riserva ecologica Xixau-Xiparina è situata a 500km a nord-est di Manaus sul Rio Jauperi, affluente del Rio Negro, che segna il confine tra gli stati di Amazonas e Roraima.
L’intera riserva è situata a circa 30 metri sul livello del mare misura 172.000 ettari ed è ricoperta di foresta primaria, a tratti inesplorata.
Mai alterata da attività umane, l’area della riserva è ricca di flora e fauna e ospita numerose specie in pericolo di estinzione: il bradipo, la lontra gigante, il delfino di fiume, il lamantino, il giaguaro, il caimano nero, l’aquila arpia, la scimmia ragno, formichieri, armadilli, pirarucù, aree e tucani sono solo alcune tra le innumerevoli specie che si possono ammirare nella riserva Xixau.

Diverse associazioni ( tra cui associazione Amazonia) lavorano per il miglioramento delle condizioni di vita della vita della popolazione locale attraverso proposte di sviluppo sostenibile in cui la crescita economica non esige il degrado ambientale.
Secondo tali principi è regolata la riserva di Xixau-Xiparina, un’area protetta nell’Amazzonia brasiliana voluta e gestita dalla popolazione locale che mantiene un ruolo attivo fondamentale nell’uso sostenibile delle risorse naturali dell’area.
Un modello reperibile di conservazione, per l’Amazzonia e per le preziose e minacciate foreste tropicali di tutto il mondo.
La sopravvivenza dell’Amazzonia è legata ai popoli che la abitano, suoi custodi da sempre, e alla loro lotta contro la povertà.

E’ possibile visitare la riserva Xixau per conoscere e sostenere da vicino le attività di queste associazioni.
I viaggi che si organizzano per conoscere la bellezza di questi posti attraverso l’esperienza delle persone che le abitano, le loro tradizioni e le loro storie si basa su principi del turismo responsabile:
- Le risorse ambientali sono protette
- Le comunità locali beneficiano del turismo
- I visitatori vivono un’esperienza di qualità e conoscenza.
Solitamente sono accolti gruppi formati da 6/15 persone nelle Malocas, lodjes di legno e paglia costruiti in stile Indios-Waimiri-Atroari.
Le giornate sono dedicate alle escursioni in canoa di giorno e di notte, passeggiate in foresta e lungo le rive dei fiumi, bird watching e pesca.
Per conoscere la cultura e la realtà del luogo, sono previste visite nelle comunità vicine e per sostenere l’economia locale è possibile acquistare l’artigianato locale.

La riserva di Xixau-Xiparina nasce dalla volontà dei nativi Caboclos e dalla loro profonda conoscenza della foresta.
Nel 1992 con l’intento di preservare un’area intatta della Amazzonia, i Caboclos dell’alto Rio Jauperi hanno unito le loro terre e costituito l’associazione Amazonia, di cui sono soci e fondatori. Si tratta di un’area di foresta primaria incontaminata estesa per 200.000 ettari .
Visitare la riserva di Xixau-Xiparina significa immergersi in un mondo unico e incontaminato, come già detto popolato di migliaia di specie animali e vegetali, a rischio di estinzione.


Perché visitare e “vivere”la riserva in questo modo si può definire pienamente turismo ecosostenibile e responsabile?

Per conoscere l’Amazzonia e le sue bellezze naturali attraverso l’esperienza delle persone che la abitano, le loro tradizioni e le loro storie, per sostenere l’economia delle comunità locali per aiutare i Nativi a proteggere la loro terra.
Queste località e questo modo di interpretare una vacanza è la prova migliore per riuscire a capire ed interpretare il concetto di turismo ecosostenibile e responsabile e la riserva di Xixau-Xiparina ne è il classico esempio.

Iguaçu


Le cascate dell’Iguazù sono Patrimonio dell’Unesco. Sono situate al confine tra Argentina e Brasile, sono un sistema di 275 cascate con altezze fino a 70 metri e si sviluppano per oltre 2,7 km del fiume Iguazù.
Un’antica leggenda degli indios attribuisce le cascate di Iguaçu all’opera diretta del loro dio, il Dio Serpente padrone del mondo. La storia narra di come la figlia del loro capo tribù, una ragazza di nome Naipi, a causa della sua straordinaria bellezza fosse stata destinata a vivere esclusivamente al servizio del Dio Serpente, dal curioso nome M’Boy.
Ma la ragazza innamoratasi del giovane guerriero Carobain e da questo corrisposta, un giorno fuggi con l’amato lungo il fiume. Il Dio Serpente, accortosi dell’improvviso gesto, per vendetta creò un’enorme spaccatura nella roccia facendovi precipitare il fiume, e con esso i due giovani, trasformando Naipi in una roccia ai piedi della cascata e il giovane guerriero in una palma ai bordi dell’abisso. Si narra che da questa posizione i due amanti continuano ad osservarsi. (1slade)

I visitatori provengono da tutto il mondo e sono migliaia ogni anno. I turisti sono attratti non solo dalla spettacolarizzazione di queste imponenti masse d’acqua che cadono a picco creando immense nubi di vapore e acqua, ma soprattutto dai parchi che circondano il sistema delle cascate. Nei parchi è possibile trovare flora e fauna di ogni tipo.
Le cascate sono condivise dal Parco nazionale dell’Iguazù nella parte argentina e dal Parco nazionale dell’Iguaçu nella parte Brasiliana. Questi parchi sono stati designati dall’Unesco patrimonio dell’umanità rispettivamente nel 1984 e nel 1986.

Quindi nelle cascate dovrebbe essere rispettato e applicato un turismo sostenibile. Vogliamo ricordare brevemente in cosa consiste l’ecoturismo: “Si intende per turismo sostenibile ogni forma di attività turistica che rispetta e preserva a lungo termine le risorse naturali, culturali e sociali e che contribuisce in modo positivo ed equo allo sviluppo economico e al benessere degli individui che vivono e lavorano in questi spazi. Il turismo responsabile e sostenibile è attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Rappresenta inoltre un adeguato strumento di lotta alla povertà nei paesi del Sud del mondo.”

Per quanto riguarda le escursioni che vengono proposte ed effettuate all’interno delle cascate, abbiamo analizzato uno dei tanti pacchetti turistici che vengono offerti e abbiamo notato che comprendono visite attraverso l’utilizzo di passerelle, sentieri, gommoni semi-rigidi, elicotteri, treno ecologico e kayak.
Un mezzo assolutamente in linea con l’ecoturismo è il treno ecologico nella parte argentina delle cascate. Questo treno è stato progettato appositamente per preservare l’ecosistema. Può trasportare 120 passeggeri lungo un percorso di 7 kilometri, fino alla Garganta del Diablo, il più importante dei salti. E’ stato costruito in Inghilterra ed è totalmente verniciato di verde, è composto da una locomotrice a gas al comando di quattro vagoni coperti da un tetto, con sedili di legno e totalmente aperti verso l’esterno per dare la possibilità al turista di mantenersi in contatto con la natura.
Ha tre stazioni principali: Centro di Visitantes, Cataratas e Garganta del Diablo. E da ognuna di queste stazioni inizia il percorso dei circuiti. I circuiti permettono ai turisti di godere di ottima visuale sia sulle cascate sia sulla vegetazione del parco.

Un altro elemento che è in forte contrasto con le politiche dell’ecoturismo è la costruzione della diga nel lago de Itaipu. Per costruire la diga(Il Brasile ricava circa il 90% di energia idroelettrica da questa diga) molti villaggi degli indios guaranìs sono stati spostati. Inoltre, sempre per via della costruzione, sono state distrutte le cascate Guaria., le più estese del mondo.
Ma nonostante questo la diga è stata dichiarata una delle sette meraviglie del mondo moderno.

Avendo analizzato questi elementi possiamo dedurre che le norme previste dal turismo ecologico e responsabile non sono state del tutto rispettate. Analizzando la visita in elicottero che prevede di sorvolare le cascate e il parco nazionale dell’Iguaçu possiamo evidenziare che l’utilizzo dell’elicottero produce un inquinamento atmosferico e acustico. Quindi assolutamente non in linea con le norme di un turismo ecologico. Va però messo in risalto e apprezzato il treno ecologico costruito appositamente per non intaccare l’ambiente.
Anche se l’Unesco ha dichiarato questi luoghi patrimonio dell’Umanità sottoscrivendo quindi di adottare un turismo che non avesse ripercussioni sulla natura o sulle persone che vivono in questi posti incontaminati, la costruzione di resort, le varie escursioni con mezzi inquinanti e la costruzione della diga che ha comportato un forte impatto ambientale e lo spostamento degli indigeni del luogo, ci hanno portato a pensare che non è stato messo in pratica un turismo totalmente sostenibile e responsabile.


Continua...

Contributo del prof. F. Ruggieri al tema: "La decrescita economica è paventabile o è una opportunità"

CRESCERE, DECRESCERE, CRESCERE MEGLIO
Nella seconda metà del 2008 il sistema finanziario privato (banche e assicurazioni) degli USA ha subito perdite gravi a causa delle esposizioni assunte verso soggetti rivelatisi incapienti.
Il rischio di tali operazioni è assunto in un contesto decennale, connotato dal crescente ricorso delle famiglie al credito al consumo e a strumenti di pagamento virtuali. Anche il settore immobiliare, tradizionalmente solido, è interessato da agevolazioni al credito (mutui cd subprime) intese a sostenere il mercato, che infatti conosce una crescita esasperata fra il 1997 e il 2006 con l’ascesa dei prezzi del 124%.
L’indebitamento delle famiglie per l’acquisto è sostenuto dal crescente valore degli immobili fino a che questo non tocca un punto di massima superiore, determinando uno stallo del mercato, il ritracciamento dei prezzi verso il basso, la riduzione della capacità di garantire la restituzione, le richieste di rientro del sistema bancario, il dòmino dei pignoramenti.
Le cause remote del fenomeno non sono ancora del tutto chiarite ma un concorso di circostanze è certamente responsabile.
Le imprese occidentali hanno favorito il ricorso al pagamento differito dei consumi nell’intento di imprimere a questi un’espansione nel confronto sempre più difficile con la fortissima concorrenza delle economie emergenti, caratterizzate da strutture dei costi più favorevoli (salari bassi, prelievo fiscale modesto, assenza di prelievo contributivo e elevatissima produttività del lavoro).
Anche il sistema bancario e assicurativo hanno favorito l’accesso al credito, individuando in esso opportunità di impiego profittevole dei capitali (resi disponibili dai bassi tassi), nonché di produzione di utili supplementari mediante cessione dei servizi di pagamento virtuale.
La politica della banca centrale USA nel periodo di riferimento è accomodante, mantenendo bassi i tassi di interesse.
L’intento è di consentire al sistema delle imprese, mediante capitali a buon mercato, un recupero del GAP esistente verso le economie emergenti: procurare un costo del denaro più basso per compensare i costi più alti pagati al fattore lavoro e allo Stato, quest’ultimo sempre più impegnato nel mantenimento del c.d. welfare, i cui oneri si moltiplicano per l’accrescimento della popolazione inattiva, la decrescita demografica e l’impoverimento della forza lavoro disponibile.
Infine la delocalizzazione delle produzioni industriali verso paesi emergenti (che offrono il vantaggio dei bassi costi di produzione di cui sopra) e l’autosufficienza finanziaria dei detti paesi (caratterizzati da consumi ancora prettamente di sussistenza, nonché dal vastissimo fenomeno delle rimesse di ricchezza prodotta dai lavoratori emigrati proprio nei paesi occidentali), favoriscono l’indirizzarsi dei capitali occidentali verso attività puramente finanziarie e non reali: l’impiego dei capitali nei servizi di gestione dei pagamenti (credito al consumo, mutui, carte di debito) appare l’alternativa possibile.
All’atto di constatare l’insufficienza della produzione reale a pareggiare il valore nominale dei capitali circolanti il settore bancario entra in crisi.
I sistemi di distribuzione del rischio adottati (assicurazione e riassicurazione delle operazioni di impiego, incorporazione delle attività finanziarie in titoli che poi si chiameranno tossici) non riescono a coprire le esposizioni, e diffondono invece il contagio delle sofferenze.
La crisi della finanza privata determina l’impossibilità, per questa, di continuare a finanziare chicchessia, anche gli impieghi sicuri (credit crunch).
Essa viene contrastata mediante iniezioni di capitali pubblici, procurati mediante emissioni di obbligazioni pubbliche (cd. debito sovrano), ma sotto condizione di adottare regole severe nella selezione del merito di credito, di una gestione prudenziale e della restituzione integrale: tutto ciò che vale a perpetuare il credit crunch, fino alla restituzione ed oltre,.
Sospendendo per ora il giudizio sugli effetti c.d. reali di tale ricorso al debito pubblico (spiazzamento e riduzione degli investimenti privati) i risparmiatori non hanno tollerato la vertiginosa crescita delle esposizioni degli Stati, e sopratutto di quelli già fortemente indebitati per la gestione ordinaria del welfare: sanità, previdenza, apparati istituzionali, scuola, occupazione e servizi.
Ecco allora la seconda crisi finanziaria della cronaca: i risparmiatori vendono i titoli degli Stati meno solvibili, ed il valore di tali titoli crolla. Gli Stati, che devono emetterne continuamente di nuovi per finanziare il welfare e per il proseguimento dell’azione di sostegno al settore bancario, sono obbligati ad offrire tassi elevati e premianti, così dando più corpo ai dubbi circa la loro capacità di onorare il debito e vedendosi declassare il loro merito di credito (c.d. rating): è la spirale del settembre-novembre 2011, che si sintetizza nella iperbole degli spread (l’onere assicurativo che è necessario pagare per rendere la solvibilità dei titoli sotto attacco simile a quella dei titoli migliori), e che ancora non è finita.
La consecuzione dei due grossi scuotimenti subiti dai sistemi economici occidentali pone questi, noi tutti, stabilmente ai margini dell’economia mondiale.
In questo contesto ci si chiede: “che fare” ?
Crescere, nella competizione con economie prive degli oneri del welfare appare impresa economicamente impossibile.
Rinunciare al welfare appare impresa eticamente impossibile: esso fa parte della nostra identità e civiltà occidentale.
Ridimensionare il welfare, mediare fra il ciclo (liberista) reddito-produttività-sviluppo e il ciclo (statalista) reddito-distribuzione-giustizia sociale (al netto delle interpretazioni, mai confluite ad unità, di questo obbiettivo) è la strada intuitivamente più accessibile: un compromesso insomma, sebbene tardivo, perché giunto quando il primo ciclo, a lungo presuntuosamente trascurato dai paesi occidentali, avanza prepotentemente sostenuto dai paesi emergenti. Tale compromesso non è di agevole realizzazione (si vedano le resistenze del popolo greco anche solo alla rimodulazione dello stato sociale attraverso il contenimento della spesa pubblica) e comunque non è di pronto risultato.
Allora ? Qualcuno propone: DECRESCITA!
Cioè rivedere lo stile di vita e di consumo occidentali, convincersi di avere bisogni più contenuti di quelli indotti dalla cultura del consumo e dell’emulazione. Vivere con meno beni e più consapevolezza. Preservare l’ambiente.
In altri termini fare un passo indietro, ma proprio quando il mondo emergente ne fa due avanti...
Provocazione o opportunità ?
Rivedere il lifestyle occidentale è probabilmente necessario, ma forse (anche) in una direzione diversa: lavorare di più, lavorare più a lungo, lavorare tutti, moderare si i consumi correnti ma per concentrarsi sugli acquisti durevoli e produttivi, cogliere le opportunità di guadagno offerte dalla protezione dell’ambiente, ridurre all’essenziale le attività energivore e scegliere le energie rinnovabili.
Riscoprire, noi occidentali, la ns storica identità di innovatori, di civiltà avanzata.
Affrontare insomma la competizione internazionale, non recederne, ma puntando -invece che sul confronto quantitativo e mercatistico- sulla qualità della vita collettiva come frontiera dell’innovazione e dello sviluppo: anche economico.


Continua...